Qualche mese fa ho avuto l'occasione di scoprire le teorie dello psicologo organizzativo Adam Grant, che distingue tre diversi tipi di persone in base al loro comportamento all'interno di un luogo di lavoro: i givers, i takers e i matchers.
I givers sono coloro che amano aiutare gli altri e lo fanno in modo naturale, ma molto spesso soffrono lungo il cammino; i takers sono coloro che cercano di ottenere il più possibile dalle circostanze mentre i matchers tendono a fare qualcosa per te se tu fai qualcosa per loro. Secondo Grant, le organizzazioni di successo sono spesso un buon mix di matchers e givers, ma gli ultimi devono essere protetti dall'esaurimento.
Il motivo per cui trovo queste teorie interessanti è perché, in qualità di CEO di un'agenzia, ho capito che le organizzazioni tradizionali mostrano segni di inefficienza e sono ora in procinto di testare un nuovo modello di business e sviluppo basato sul contributo invece che sulla competizione: un ambiente salutare di responsabilità condivise che potrebbe essere rappresentato da una rete di professionisti accuratamente selezionati.
In questo tipo di struttura, l'imprenditore deve essere capace di scegliere le persone più adeguate al fine di creare valore promuovendo una "cultura della generosità" (come dice Grant), che è naturalmente parte dei cosiddetti "givers".
Infatti, il moderno quadro sociale e culturale ha sottolineato l'importanza di costruire un'"intelligenza collettiva" che può essere generata solo da persone capaci di produrre valore in libertà.
Il risultato finale sarà un forte valore aggiunto per l'utente finale (o cliente) e per l'organizzazione stessa (che molto probabilmente non sarà un'agenzia), prodotto del valore aggiunto individuale fornito da ogni singolo lavoratore.
Inoltre, secondo la mia esperienza personale, mi sembra che i "Millennials" abbiano un'attitudine naturale per un modello più idealista ed etico dove possono lavorare in autonomia, senza alcun tipo di controllo.
Ecco perché sono più "ostili" a una struttura gerarchica dove i takers sono diffusi e spesso più di successo di loro. Sono nati in un'era di "condivisione" e sono abituati a condividere informazioni, beni e servizi così come responsabilità e redditi; hanno un forte senso di comunità ma sono anche ambiziosi e affamati.
Perciò, penso che il successo delle future aziende creative sarà un'alchimia di persone giuste e scopi condivisi invece che un insieme di regole rigide.